venerdì 3 ottobre 2008

Risorgenza del Rio di Collelongo

Dopo molti inconvenienti, superati grazie all'intervento dei ragazzi di Chieti, siamo riusciti nuovamente a svuotare il sifone della risorgenza.
I lavori, protratti fino a tarda notte, ci hanno permesso di terminare il rilievo e di effettuare la risalita nel salone.,
Purtoppo, la condotta oltre la risalita, stringe dopo pochi metri.









Alcune considerazioni sulla cavità

di Enzo Franceschelli

Si è avuto modo di studiare, anche tramite l’ausilio del filmato realizzato in data 23 Agosto 2008, la geomorfologia e la colorazione delle rocce e delle concrezioni della grotta in questione, in effetti non particolarmente policroma.
Per le rocce, si possono distinguere i soliti colori bianco-grigiastri del calcare e, in presenza
di terre rosse, il colore rossiccio-aranciato dei sali di alluminio e forse anche di ferro.
Analogo discorso per le concrezioni. Esse sono in genere bianchissime, spesso diafane, alabastrine e, più raramente, in presenza di colore, anche riccamente rosate. Spicca evidente la mancanza della colorazione nera, nerastra e grigio-scura tipica dei sali di manganese, peraltro assai comuni nelle risorgenze. E qui va fatta una considerazione ulteriore. La mancanza, per tutto il percorso sotterraneo, della patina di manganese, potrebbe essere un serio indizio di una assenza, sul lungo periodo, di contatto fra l’acqua ed i vegetali. Dunque non dovrebbero esserci bacini di raccolta delle acque stagnanti per lunghi tempi nelle zone di assorbimento dove esse possano combinarsi stabilmente con i materiali di decomposizione dei residui vegetali. O la zona di assorbimento è sita nelle zone sommitali delle montagne ove il manto vegetale si fa più scarso oppure vi sono tanti punti di assorbimento sparsi per la montagna e a scorrimento relativamente rapido.
Tale analisi spingerebbe per una assenza di un unico e grande punto di assorbimento della risorgenza, soprattutto se sito in un pianoro con lento percolamento del bacino idrico. Infatti assistiamo solo a piccoli e abbastanza rari residui lignacei, ormai mineralizzati lungo il percorso sotterraneo. Questo può far pensare, inoltre, ad uno scorrimento subaereo, almeno prevalente, in quanto il legno, per carbonizzarsi, avrebbe bisogno di perdere acqua ed in totale immersione ciò sembrerebbe più difficile. Inoltre, il fatto che vi sia una mancanza di seri dislivelli verticali interni, quali risalite, nel tratto percorso, spesso ben comuni nelle risorgenze,potrebbe far pensare ad un lungo sviluppo della risorgenza stessa. L’acqua perverrebbe cioè relativamente priva di forza corrosiva nella zona in esame, dovendosi i tratti verticali delle zone di inghiottimento trovarsi ben più a monte del tratto esplorato. Un’altra spiegazione potrebbe esser data dalla relativa debolezza dell’inclinazione degli strati che spinge il percorso verso una certa orizzontalità o, meglio, sub-orizzontalità.
A parere dello scrivente, la cavità dovrebbe continuare ancora a lungo, sia per la notevole potenza calcarea, sia per la probabile locazione del punto ( più probabilmente dei punti) di assorbimento verso la zona sommitale dei monti che dividono Collelongo da Sora, sita in media a quattro-cinquecento metri di dislivello dall’altitudine della risorgenza (1100 mt.).
Da ultimo, un’altra considerazione. La presenza ingente e, apparentemente, pressoché intatta, di rudiste del Cretacico Superiore. L’impressione che se ne è ricavata è che, visto il loro stato di verosimile, quasi perfetta integrità dopo centinaia di migliaia di anni, lo scorrimento corrosivo delle acque su tutta la superficie del condotto sotterraneo non sia stato continuo per tutto il periodo. Ciò parrebbe confermarsi per il fatto che tutto il percorso, ad eccezione del salone di crollo per ora terminale, presenta, come unica geomorfologia, la tipologia freatica. Mancano i meandri. Questo farebbe pensare ad una funzione ormai abbastanza episodica,nell’anno,della risorgenza. Un flusso costante infatti, nel corso di tutto o quasi il periodo annuale, avrebbe dovuto approfondire, nel senso verticale, il lume del condotto, creando, ad esempio, morfologie a “buco di serratura”. Ciò verrebbe confortato, per ora in modo assai limitato, dall’osservazione diretta per un anno. Sembrerebbe, infatti, che il flusso sostenuto e continuo avverrebbe soprattutto nel periodo primaverile, allo scioglimento delle nevi, nei mesi di marzo ed aprile, trovandosi in arresto già dal mese di maggio. Si verrebbe quindi a ipotizzarne una funzione di troppo pieno in connessione con la cavità imbottinata più a valle per le esigenze dell’acquedotto di Collelongo. Tutto questo potrebbe dar ragione all’ipotesi di un’assenza di un punto di assorbimento grande e focalizzato e dar ragione alla teoria dei punti diffusi. Il più lento e costante scioglimento delle nevi aziona la risorgenza;le piogge, forse anche protratte, scivolano via rapide sui fianchi della montagna senza penetrare, in modo apprezzabile, nei vari, magari relativamente piccoli, punti di inghiottimento.
Le augurabili osservazioni che potranno farsi in loco nel prossimo futuro potranno validare o smentire questa ipotesi.

1 commento:

Andrea ha detto...

Mesopperso non fare scherzi riprenditi presto che abbiamo un sacco di cose da fare...